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“TUTTO BENE, MA NON BENISSIMO.”

Sai qual è una delle figure più pericolose, oggi, dentro uno studio dentistico? No, non il paziente che su Google ha letto tutto. Neanche quello che chiede lo sconto. È lui. Il commercialista.

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Annibale Ferrante

Founder SIO

“TUTTO BENE, MA NON BENISSIMO.”

Sai qual è una delle figure più pericolose, oggi, dentro uno studio dentistico?
No, non il paziente che su Google ha letto tutto.
Neanche quello che chiede lo sconto.
È lui: il commercialista.

Sì, proprio lui. Che arriva una volta all’anno, con la sua cartellina beige e quell’aria rassicurante di chi “ha tutto sotto controllo”.

Ti dice: “Stai tranquillo, ho sistemato tutto.”
E tu lo guardi con gratitudine, pensando: “Meno male, almeno lui capisce.”

No. Non capisce. Lui “registra”.
Non gestisce, non analizza, registra.
È come se un dentista curasse solo le carie senza mai guardare la bocca intera.
Tu gli chiedi: “Sto guadagnando bene?”
E lui risponde: “Hai pagato tutto.”

Ecco. Hai pagato tutto, sì: tasse, fornitori, laboratorio, ansia notturna e pure il mutuo del suo studio.

Il problema è che molti commercialisti degli studi dentistici sono rimasti negli anni ’90.

Contano, ma non leggono.
Sommano, ma non interpretano.
Loro fanno “la contabilità”, ma tu sei quello che paga le conseguenze.
Perché se nessuno ti dice che stai lavorando al 30% di margine e spendendo al 50%, tu pensi di andare bene.
Finché un giorno il conto corrente parla chiaro:

“Non c’è più niente.”

E lì scopri che l’unico che sapeva davvero tutto sui tuoi numeri… non eri tu.

E poi c’è l’altra trappola: la forma giuridica.

Ah, quella è meravigliosa.
Perché ci sono studi che fatturano come aziende e pagano le tasse come artigiani.

E quando chiedi al commercialista: “Ma non sarebbe meglio una SRL o una STP?”
Lui ti risponde: “Eh, ma poi devi fare il bilancio…”.

Come se il bilancio fosse un mostro e non una finestra sulla verità.

Ci sono dottori che lavorano da trent’anni, rischiando tutto in prima persona, col proprio codice fiscale, col proprio patrimonio.
E non lo sanno.
Non sanno che con la forma giuridica giusta potrebbero proteggere i beni di famiglia, pianificare il reddito, ridurre la tassazione, aprire a soci, investimenti, tutele.
Ma nessuno glielo dice.
Perché al commercialista basta che “tutto torni nei registri”.
Nei registri sì, ma nella vita no.

Nel frattempo, in studio, la segretaria regge il mondo.
Risponde, chiama, incolla, archivia, compila, gestisce i pazienti, le assicurazioni, i preventivi, e il dottore che — beato lui — ogni due ore le chiede:

“Hai fatto i richiami?”
Sì, tra un respiro e un codice fiscale.

Le ASO corrono.
Sempre.
Non salutano, non perché siano scortesi, ma perché hanno due riuniti aperti, un paziente in panico e un trapano che si è inceppato.
Sono il metronomo dello studio: se si fermano, si blocca tutto.

E poi c’è il listino.
Un pezzo di storia.
Stampato quando un litro di benzina costava 1,20 e le mascherine si compravano in farmacia “solo per chi è raffreddato”.
Tu guardi quei prezzi e ti dici: “Eh, però non posso alzare troppo…”
Intanto l’energia è raddoppiata, il laboratorio pure, e il margine?
Il margine si è estinto. Come i dinosauri.

E mentre fuori il mondo va a mille, dentro lo studio il tempo si è fermato.
Il commercialista continua a dire “è tutto a posto”.
Il dottore continua a dire “abbiamo sempre fatto così”.
E la segretaria, tra una chiamata e una scadenza, inizia a pensare che forse lo studio andava meglio quando c’erano meno pazienti… ma più respiro.

Ecco la verità: gli studi non si rompono perché non lavorano. Si rompono perché lavorano male, senza sapere come.

Senza numeri, senza controllo, senza tutela, senza forma giuridica.
Perché se il commercialista ti tiene i conti ma non ti spiega come proteggerti, non è un consulente: è un contabile col cronometro.
E tu sei la sua clessidra.

Ma si può rimettere ordine.

Con le persone giuste.
Non con chi ti manda un bilancio, ma con chi lo spiega.
Non con chi ti fa pagare meno, ma con chi ti fa dormire meglio.
Chi entra in studio, guarda dentro, mette mano ai numeri e alle relazioni, e ti rimette in carreggiata.
Senza promesse miracolose.
Solo metodo, lucidità e buon senso.
E allora sì, quando il commercialista tornerà con la sua cartellina e dirà “è tutto a posto”,
tu potrai finalmente sorridere e rispondergli:
“Sì, stavolta davvero. Ma non grazie a te.”

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